NCC d'Italia

Uber l'App che fa discutere NCC e Taxi

Si chiama Uber l’applicazione attiva ormai in 25 città del globo  che sta arrivando in Italia (per ora è attiva solo a Milano, ma a breve sarà a Roma e Torino) e che ha già scatenato le ire delle autorità dei trasporti pubblici locali in diverse parti del mondo. Nasce circa due anni fa a San Francisco da un’idea di Travis Kalanick e Garrett Camp e si prefigge di mettere in diretto contatto i clienti con il Taxi o l’NCC attraverso una App che oltre ad inviare l’autista più vicino al luogo del prelievo, calcola il prezzo tenendo conto di distanza da percorrere e velocità media prevista.
Il cliente non deve far altro che scaricare l’App sul proprio smartphone, registrarsi ed inviare la richiesta nel momento preciso della necessità; l’utente quindi vedrà apparire sullo schermo il prezzo stimato del servizio, con una tolleranza massima di cinque Euro, e se invia l’ok, gli verranno comunicati i dati dell’autista, con tanto di foto, la targa, il tipo di auto e il tempo previsto di arrivo.
L’autista che si associa, invece, riceve uno smartphone dotato di gps e con l’App precaricata, che apre nel momento in cui si rende disponibile ad effettuare eventuali servizi di trasporto.
Il prezzo finale del servizio, dicono alla Uber, sarà di circa il10% più alto di un normale Taxi e di circa il 50% più basso di un normale servizio effettuato con “Berlina di Lusso” da un Noleggio con Conducente.

Ed è su questo punto che iniziano le controversie e le proteste che si basano sul fatto che in fondo Uber fornirebbe NCC dotate di Berline di Lusso, ma al prezzo di un Taxi; è anche nato un gruppo Facebook che si chiama “Uber, NO thanks”, e Giovanni Maggiolo, segretario di Unica Taxi Cgil a Milano dice: «Uber non è un servizio di trasporto previsto dallo Stato e come tale è fuori legge. Ha avuto problemi anche in altre città. Dove c’è un sistema che funziona Uber non può sfondare, ma in Italia non è così. Loro non fanno altro che approfittare delle carenze normative. Uber sta rosicchiando clienti da un lato e dall’altro, rompendo di fatto la pax tra tassisti ed ncc. Uber sembra puntare alla parte remunerativa dei nostri clienti se ci portano via quelli c’è il rischio di dover aumentare le tariffe per chi rimane».

Dal canto suo Uber dichiara:
“Ogni apertura in città è preceduta da cinque mesi di studi di carattere legale. Arriviamo solo dove pensiamo che le leggi siano sufficientemente chiare per sostenere il nostro sistema. Le conosciamo, ne siamo al corrente. Anche della questione delle rimesse.
Ci accusano di voler abbassare i prezzi del mercato NCC, ma noi lo stiamo allargando, aprendolo a nuovi clienti. Vogliamo essere un servizio aggiuntivo che il noleggiatore decide di svolgere in base ai propri impegni. Ogni giorno il driver può accendere l’app che gli forniamo con lo smartphone, rendendosi così disponibile; altrimenti, continua col suo lavoro. E veniamo alle questioni più tecniche: l’azienda si ritiene un “intermediario, un agente: il servizio vero e proprio è offerto dalla società NCC, il rapporto è tra questa e il cliente e si instaura quando l’app fa la “chiamata”. Lo conferma anche la ricevuta, inviata via mail”. Valutazione diversa anche sui calcoli del software: “Il nostro algoritmo non è un tassametro e nell’app c’è anche l’opzione “fare estimator”, che fornisce una stima sul costo del viaggio con una tolleranza di 5 euro”. Quanto ai driver, Uber la vede così: “Tra noi e loro c’è un accordo, forniamo il telefonino e non li mandiamo allo sbaraglio. Facciamo test, controlliamo licenze e qualità”.

A Milano, dove Uber conta già migliaia di abbonati, sono state già sequestrate due carte di circolazione e il Comune sta valutando la liceità dell’operato di Uber.

 

nccitaliani.it
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